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L’approvvigionamento energetico sta cambiando

12 Novembre 2024

Il 2024 ha posto le basi per l’avvio di un nuovo ciclo di investimenti, che trasformerà il sistema di approvvigionamento elettrico svizzero rendendolo più sostenibile e meno dipendente dall’estero. Un passaggio a lungo atteso dalle aziende del settore energetico, che dispongono ora di obiettivi chiari e di una legislazione favorevole alla pianificazione dei progetti futuri. Abbiamo chiesto al Direttore di AET, Roberto Pronini, di anticiparci cosa ci riservano gli anni a venire.

Il Parco eolico del San Gottardo. Puntare sullo sviluppo della produzione rinnovabile è indispensabile

Direttore Pronini, il settore energetico svizzero si è schierato in maniera compatta in favore della legge sull’energia, che è stata approvata dal popolo lo scorso 9 giugno con quasi il 70% dei consensi. Che significato ha questo risultato?

La legge sull’energia approvata il 9 giugno rappresenta una pietra miliare sulla via della transizione energetica svizzera e il risultato ottenuto conferma l’ampio sostegno popolare alla Strategia energetica 2050, votata nel 2017. A lungo attesa, la nuova legge mette nero su bianco gli obbiettivi che la Svizzera dovrà perseguire per realizzare un sistema di approvvigionamento energetico sicuro e basato su fonti rinnovabili. Sul piano pratico, istituisce un quadro giuridico favorevole all’avvio dei progetti necessari al raggiungimento dei citati obiettivi e libera le risorse finanziarie per la loro realizzazione. La legge sull’energia crea le premesse per l’avvio di un nuovo ciclo di investimenti che, a 80 anni dalla realizzazione dei grandi impianti idroelettrici e 40 dalla messa in servizio dell’ultima centrale nucleare, consentirà di ammodernare il parco produttivo nazionale e rispondere alle esigenze della crescente elettrificazione dei consumi energetici. Aziende elettriche, Cantoni, Comuni, imprese e privati cittadini saranno chiamati, ognuno con il proprio ruolo e in funzione delle proprie disponibilità, a rimodellare il sistema di approvvigionamento elettrico nazionale. Sul medio termine, si tratta della via più immediata e concreta da percorrere per rendere la Svizzera energeticamente meno dipendente dall’estero.

Dobbiamo quindi prepararci a importanti cambiamenti nel modo di produrre, distribuire e consumare l’energia elettrica?

Si, la transizione energetica sta già rivoluzionando il rapporto tra produttori e consumatori, trasformando le modalità con cui le aziende gestiscono la produzione dell’energia elettrica e le abitudini di chi la utilizza. Con la crescita del fotovoltaico la produzione sarà sempre più decentralizzata e i consumi dovranno essere nel limite del possibile ivi localizzati, al fine di contenere gli squilibri della rete e le inefficienze che ne derivano. La ricerca dell’efficienza e la massimizzazione dell’autoconsumo, favoriti dalla creazione di nuovi modelli di comunità energetiche, diventeranno la priorità dei consumatori. Sul fronte dei produttori, le aziende dovranno prepararsi a fronteggiare la crescente instabilità data dalla discontinuità e dalla non programmabilità della produzione fotovoltaica. La creazione di sistemi di stoccaggio e di gestione della flessibilità delle fonti di produzione regolabili, prima fra tutte l’idroelettrico, sarà prioritaria nei prossimi decenni.

Ci sono già segnali visibili di questo cambiamento?

Il principale indicatore della trasformazione in atto è senza dubbio il mercato. Il massiccio aumento dei volumi di energia
fotovoltaica immessa in rete nelle ore centrali del giorno e nei mesi estivi ha ribaltato le logiche di formazione dei prezzi a cui
siamo stati abituati per decenni. Fino a pochi anni fa il prezzo dell’energia era più alto nelle ore centrali del giorno, in corrispondenza di un aumento della domanda, per diminuire nelle ore notturne, quando i consumi erano minori. Una dinamica che si rifletteva anche nelle tariffe ai consumatori, che in taluni casi si differenziavano fra diurna e notturna.
Oggi il rapporto è inverso: il costo dell’energia sui mercati nelle ore più soleggiate della giornata, quando l’offerta di energia
abbonda, è infatti nettamente inferiore rispetto a quello che si registra nelle ore serali, quando la domanda dev’essere
coperta con l’energia prodotta da impianti programmabili. Non solo; nei momenti in cui la domanda di energia è inferiore ai quantitativi immessi in rete, i prezzi diventano negativi, costringendo chi produce a pagare per immettere l’elettricità in rete. Un fenomeno che negli ultimi anni si è manifestato con una portata mai vissuta in precedenza.

Come affronta AET questo cambio di paradigma?

Quale azienda elettrica di riferimento del terzo cantone produttore di energia idroelettrica in Svizzera, AET è in prima linea
nell’impegno per raggiungere gli obiettivi della transizione energetica. Per quanto concerne gli investimenti, AET punta in primo luogo a valorizzare la flessibilità della produzione idroelettrica ticinese, che in futuro permetterà di compensare gli squilibri della produzione fotovoltaica. Per raggiungere questo obiettivo ha innanzitutto avviato un vasto programma di rinnovo degli impianti di sua proprietà, iniziato nel 2017 con la centrale Nuova Biaschina e attualmente in corso presso la centrale del Piottino. Nell’ambito delle riversioni l’azienda partecipa inoltre allo sviluppo di nuovi progetti strategici: la realizzazione della nuova centrale del Ritom, dotata di una pompa in grado ottimizzare la produzione della catena della Leventina, e l’innalzamento della diga del Sambuco, incluso dalla Confederazione tra i 16 progetti ritenuti prioritari in ambito idroelettrico. Questa strategia, unita a numerosi investimenti in favore dell’aumento della produzione fotovoltaica in Ticino, contribuirà al rafforzamento del tandem produttivo fotovoltaico-idroelettrico, che secondo i piani della Confederazione sosterrà l’approvvigionamento nazionale nei prossimi 20 anni.

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