Impennata dei prezzi, allarme per la sicurezza d’approvvigionamento, esclusione dalle piattaforme di scambio con l’UE e infine lo scoppio della guerra in Ucraina. Negli ultimi 12 mesi attorno al settore energetico svizzero si è scatenata una tempesta. Come vivono questo momento le aziende rappresentate dall’AES? La crisi energetica si è manifestata in Europa già prima dell’inizio della guerra. Ci ha mostrato in maniera drammatica quanto siamo dipendenti e quanto rapidamente l’intero sistema possa essere destabilizzato. In passato abbiamo dato per acquisite troppe cose e abbiamo ingiustificatamente perso troppo tempo. Assicurare un approvvigionamento energetico stabile significa assumersi la responsabilità nei confronti del clima, della società, dell’economia e della nostra indipendenza. Il ruolo dell’industria energetica è centrale; siamo uno degli attori della crisi. In futuro saremo messi ancor più alla prova: da un lato la sfida degli alti prezzi dell’elettricità; dall’altro l’urgente necessità di adottare misure efficaci per la sicurezza dell’approvvigionamento.
La situazione è diventata un banco di prova per la politica energetica nazionale. È il momento di accelerare sulla via intrapresa con la Strategia energetica 2050 o ritiene che vi siano obiettivi da rivedere? Accelerare è imperativo. Continuiamo a lasciarci immobilizzare da nuove discussioni, ma non possiamo più rimandare il futuro. Per troppo tempo in Svizzera non abbiamo saputo riconoscere la gravità della situazione. Il settore sta facendo tutto il possibile per rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento, ma è fondamentale che i progetti di espansione della produzione non vengano bloccati. Nessuno investe in un progetto che deve affrontare iter autorizzativi di 20 anni e non è redditizio. Sono necessarie una maggiore sicurezza nella pianificazione e procedure più rapide. Altrimenti, non sarà possibile coprire la futura domanda supplementare di elettricità. Teniamo sempre presente che entro il 2050 la Confederazione si attende una quantità di elettricità 1,4 volte superiore rispetto a quella odierna.
Quali sono le misure più urgenti che secondo l’AES il Consiglio federale dovrebbe adottare in risposta alle evoluzioni degli ultimi mesi? È indispensabile ridurre la nostra dipendenza e prendere in mano il destino della nostra politica energetica: promuovere una crescita massiccia delle rinnovabili indigene, rafforzare la produzione invernale e favorire la sua espansione attraverso procedure accelerate e compromessi fra le parti. Nell’attuale contesto sembra assurdo che in Svizzera si spendano anni a discutere di ogni innalzamento di diga, mettendo la maggior parte dei progetti in attesa a causa di interessi particolari. Urge, inoltre, la necessità di raggiungere una solida cooperazione a lungo termine con l’UE. Spero ci si renda conto che un approvvigionamento energetico stabile e sicuro non può più essere vittima delle guerre di trincea della politica.
Quali invece le misure strutturali per garantire la stabilità e la sicurezza dell’approvvigionamento sul lungo periodo? Dobbiamo innanzitutto concretizzare ciò che è attualmente sul tavolo: le misure in discussione in Parlamento nell’ambito della “Legge federale per un approvvigionamento elettrico sicuro con energie rinnovabili” (decreto mantello) sono il primo obiettivo. Lo stesso vale per le riserve di energia previste per assicurare l’approvvigionamento in inverno. Poi dovremo rapidamente passare ai temi successivi. Se continuiamo a tergiversare diventeremo ancora più dipendenti dalle importazioni invernali, le quali sono tutt’altro che garantite.
Le aziende del settore sono pronte ad affrontare le trasformazioni in corso o ci sono aspetti su cui dovranno loro stesse lavorare? Le aziende devono imparare a fronteggiare l’accentuata volatilità dei mercati, adattando di conseguenza le loro strategie di approvvigionamento. Sono necessari grandi sforzi anche nel campo della Cyber security e la rete deve essere predisposta per il futuro sistema energetico, caratterizzato da un crescente numero di impianti di generazione decentralizzati, da una produzione non programmabile e da un’alta percentuale di veicoli elettrici. |