Il settore elettrico sta attraversando una fase di trasformazione epocale, lo diciamo da anni. Così come da anni ripetiamo che questa trasformazione dev’essere governata, per evitare sviluppi incontrollati e la messa a rischio della stabilità del sistema. La necessità di abbattere le emissioni di CO2 è un dato acquisito, sulle modalità per raggiungere quest’obiettivo c’è però ancora troppa incertezza. Un’incertezza che si riverbera in modo particolare sui mercati dell’energia all’ingrosso; se è vero che, superato un decennio di difficoltà finanziarie dovute a prezzi dell’energia ai minimi storici, ci ritroviamo oggi a valorizzare la produzione idroelettrica a prezzi da record. Un dato positivo per AET, che si prepara a chiudere il 2021 con un buon risultato, il quale nasconde però molti timori relativi alla sicurezza dell’approvvigionamento e ai rischi di blackout per gli anni a venire. Questione che, non a caso, da alcune settimane anima il dibattito politico. Se vogliamo che la Svizzera riesca nel passaggio ad un approvvigionamento energetico al 100% rinnovabile entro il 2050 è ora che la politica passi dalle dichiarazioni d’intenti alla definizione di misure concrete e realizzabili. L’efficienza energetica e lo sviluppo di nuove produzioni devono essere supportate da massicci investimenti e questi ultimi richiedono certezze normative in un quadro legislativo stabile. La completa apertura del mercato, la regolamentazione degli scambi commerciali con l’Unione europea, i tempi dell’uscita dal nucleare e la gestione dei conflitti tra utilizzo delle risorse naturali e protezione del paesaggio, sono solo alcune delle questioni che vengono discusse da anni e che ancora non hanno ottenuto una risposta. Le soluzioni tecniche esistono o sono in fase di sviluppo avanzata e gli operatori del settore sono pronti a garantire il proprio impegno. È giunto il momento, per la politica, di fornire gli strumenti legislativi e finanziari necessari a una decisa accelerazione del processo. Giovanni Leonardi, Presidente del CdA AET
|