Negli ultimi mesi si sono susseguiti una serie di eventi inattesi, che in poco tempo hanno costretto la Svizzera, come tutti i paesi europei, a rimettere in questione la pianificazione della transizione energetica. Lo scoppio della guerra in Ucraina, che getta un’ombra di insicurezza sul futuro degli scambi energetici a livello globale, è solo l’ultimo episodio e si inserisce in un quadro di per sé già complicato. Sul piano del mercato dalla seconda metà del 2021 assistiamo ad un’impennata dei prezzi dell’energia elettrica all’ingrosso, che hanno toccato nuovi massimi storici durante l’inverno destando non poche preoccupazioni negli ambienti politici ed economici. Per quanto concerne la politica energetica vanno invece registrate le conseguenze dell’abbandono delle trattative per l’accordo quadro con l’Unione europea, che ha fatto emergere un problema di sicurezza dell’approvvigionamento invernale in Svizzera costringendo il Consiglio federale ad adottare misure d’urgenza quali la creazione di nuove riserve strategiche. In questo quadro particolarmente complesso AET ha saputo muoversi con le dovute cautele, chiudendo il 2021 con un risultato positivo. La strategia adottata dall’azienda nell’ultimo decennio, che privilegia gli investimenti nella produzione da fonti rinnovabili indigene e la promozione dell’efficienza attraverso lo sviluppo di nuovi vettori energetici quali il calore e l’idrogeno, è già proiettata verso gli scenari futuri e ha permesso di rispondere in modo adeguato al mutare delle condizioni. La situazione resta però estremamente precaria e ci costringe a rimanere vigili in attesa che gli indirizzi della politica energetica sul piano nazionale vengano chiariti. Di fronte alle incertezze e alla crescente volatilità dei mercati, un quadro giuridico stabile che fornisca garanzie e prospettive certe sul medio lungo periodo rappresenta la condizione indispensabile per avviare gli investimenti necessari a rinnovare il sistema produttivo nazionale. Giovanni Leonardi, Presidente del CdA AET
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