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Un contesto da monitorare

16 Dicembre 2022

La Commissione federale dell’energia elettrica ElCom è l’autorità di regolazione statale e indipendente del settore elettrico. ElCom vigila sui prezzi, sorveglia la situazione della sicurezza dell’approvvigionamento e disciplina gli scambi di energia elettrica con l’estero. Abbiamo chiesto una valutazione dell’attuale situazione energetica a Urs Meister, suo Direttore.

La diga del lago Lucendro

Signor Meister, la Svizzera si prepara ad affrontare una situazione di possibile penuria di energia elettrica durante il prossimo inverno. Dalla costituzione di una riserva idroelettrica alla promozione del risparmio energetico, il Consiglio federale ha promosso numerose iniziative per scongiurare il verificarsi degli scenari peggiori. Permangono tuttavia dei rischi; quali sono i segnali di allarme a cui dovremo prestare maggiore attenzione durante i prossimi mesi?

Il prossimo inverno riserva ancora alcune incertezze. La disponibilità di gas e delle centrali nucleari, soprattutto in Francia, sarà il fattore determinante per l’approvvigionamento della Svizzera e dei suoi Paesi confinanti. Gli sviluppi del mercato dell’elettricità, unitamente alle misure preventive adottate dalla Confederazione, segnalano una certa distensione. Il significativo abbassamento dei prezzi rispetto al mese di settembre mostra infatti una maggiore fiducia da parte degli operatori. Vari aspetti hanno contribuito a ciò nelle ultime settimane. Da un lato l’aspettativa che una parte consistente delle centrali nucleari francesi tornerà in funzione nel corso dell’inverno. Dall’altro la certezza che gli impianti di stoccaggio del gas in Europa hanno raggiunto buoni livelli di riempimento, anche grazie alle elevate importazioni di gas liquefatto. Ulteriore sollievo proviene dalle notizie secondo cui la Germania manterrà in funzione tre centrali nucleari. Una situazione particolarmente positiva per la Svizzera, in quanto due degli impianti interessati si trovano vicini al confine e potrebbero aumentare le possibilità di importazione. A prescindere da ciò, i rischi per l’approvvigionamento rimangono significativi. I prezzi sul mercato a termine, soprattutto in Francia e in Svizzera, continuano a mostrare segnali di una prevista scarsità. Permangono inoltre incertezze sulla fornitura di gas naturale liquefatto, sul ritmo di riavvio delle centrali nucleari francesi e, naturalmente, sull’evoluzione della meteorologia e delle temperature. Infine, qualora gli impianti di stoccaggio del gas venissero completamente svuotati nel corso dell’inverno, si porrà il problema di riempirli nuovamente in vista dell’inverno del 2023/24.

La questione della sicurezza dell’approvvigionamento energetico invernale in Svizzera è emersa in tutta la sua urgenza con lo scoppio della guerra in Ucraina. Il tema è però noto da tempo a chi si occupa di politica energetica. In che misura possiamo parlare di un’emergenza legata all’imminente inverno e quanto invece ci troviamo di fronte ad un problema strutturale?

Quella di quest’inverno è una combinazione di fattori particolarmente sfavorevole. L’approvvigionamento di gas in Europa è fortemente ridotto a causa della guerra in Ucraina e della riduzione delle forniture dalla Russia. Allo stesso tempo un numero eccezionalmente elevato di centrali nucleari francesi è stato messo fuori esercizio per problemi tecnici. A ciò si aggiunge un’estate particolarmente secca e calda, che ha comportato ulteriori complicazioni a livello di produzione. Insomma, un intreccio di elementi del tutto eccezionali, che ha avuto effetti particolarmente critici per la sicurezza dell’approvvigionamento energetico non solo in Svizzera, ma in tutta Europa. La forte dipendenza dalle forniture di gas russo deve invece essere considerata un problema strutturale. Solo pochi anni fa questo non era considerato un aspetto critico, poiché si presumeva che forniture stabili di gas all’Europa e soprattutto alla Germania fossero anche nell’interesse della Russia. La guerra in Ucraina ha messo tutto ciò in una diversa prospettiva. L’Europa non potrà evitare di riorganizzare l’infrastruttura del gas nella direzione di una maggiore diversificazione; operazione che peraltro è già stata avviata a pieno ritmo, ad esempio nell’ambito dell’importazione di gas liquefatto.

La strategia energetica 2050 della Confederazione si pone traguardi molto ambiziosi, che alla luce della situazione attuale possono apparire più difficili da raggiungere. Sicurezza di approvvigionamento, decarbonizzazione e indipendenza energetica sono obiettivi compatibili?

Dal punto di vista delle tecnologie esistono molteplici soluzioni. ElCom non si pronuncia sulle scelte specifiche poiché in qualità di autorità di vigilanza è tenuta a mantenersi neutrale dal punto di vista tecnologico. Devo però sottolineare che l’obiettivo dell’indipendenza energetica – e in particolare dell’autosufficienza elettrica – non ha un senso, né dal punto di vista economico né da quello tecnico. L’integrazione della Svizzera nella rete elettrica europea e quindi nel mercato elettrico europeo è e rimane molto importante al fine di garantire la sicurezza dell’approvvigionamento. Lo scambio con i Paesi limitrofi garantisce un’assistenza reciproca soprattutto in situazioni critiche, quando ad esempio le centrali elettriche più grandi sono fuori servizio per motivi tecnici. Un fattore particolarmente importante per un Paese piccolo come il nostro. Ciò detto, la Svizzera deve disporre di una quantità di produzione interna sufficiente a superare temporanee limitazioni della capacità di importazione, soprattutto in inverno. Nel breve e nel medio termine, centrali termiche di backup per gestire i picchi di carico che fungono da polizza assicurativa possono certamente svolgere un ruolo significativo, sia dal punto di vista tecnico sia da quello economico. Nel novembre 2021, ElCom ha elaborato un progetto in tal senso su incarico del Consiglio federale. Con la cosiddetta riserva invernale, una soluzione di backup di questo tipo, che combina centrali termiche e centrali di accumulo, viene già implementata per il prossimo inverno.

La sicurezza dell’approvvigionamento è strettamente legata all’evoluzione dei prezzi dell’elettricità in tutta Europa. Lo dimostra l’impennata senza precedenti osservata nell’ultimo anno. Quali sono a suo avviso le principali misure che la Svizzera deve adottare per stabilizzare la situazione?

La ragione dei prezzi elevati dell’elettricità in tutta Europa è da ricercare principalmente nei prezzi straordinariamente alti del gas, che si sono imposti a seguito delle restrizioni alle forniture dalla Russia. Siccome i prezzi sul mercato in Europa sono spesso determinati dalle centrali a gas, anche i prezzi dell’elettricità hanno subito un forte aumento. Essendo integrata al mercato europeo, la Svizzera adotta i prezzi dei Paesi vicini. Ciò significa che anche se i costi di produzione delle centrali nucleari e idroelettriche svizzere rimanessero invariati, il prezzo di mercato dell’elettricità in Svizzera aumenterebbe comunque. La Svizzera da sola non dispone di sostanziali possibilità di influenzare i prezzi all’ingrosso; la loro stabilizzazione deve avvenire in un contesto europeo. Attualmente l’UE sta lavorando da un lato a misure per ridurre i prezzi del gas, almeno per quanto riguarda la produzione di elettricità. Dall’altro, sta elaborando sgravi per i consumatori da finanziare attraverso prelievi mirati sui profitti delle tecnologie i cui costi non sono aumentati durante la crisi. Varie misure sono in discussione anche in Svizzera e considerate le strette interconnessioni, potrebbe essere sensato prendere in considerazione gli sviluppi nell’UE.

Il rapporto dei consumatori svizzeri (quelli industriali come quelli domestici) con l’energia elettrica è destinato a cambiare per sempre?

Il futuro lo mostrerà, ma è verosimile che l’attuale situazione di tensione ci porterà a non dare più per scontata la disponibilità di elettricità, come probabilmente la maggior parte di noi ha fatto finora.

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